L'impianto di fitodepurazione: perché è un sistema sostenibile, ecologico e tecnologico

 

La fitodepurazione è la risposta naturale agli impianti di depurazione delle acque di scarico. Questa tecnologia prevede che le acque reflue vengano depurate mediante l’uso di un bacino impermeabilizzato con pannelli o teli di rivestimento. Il bacino presenta uno strato superficiale costituito da piante acquatiche, successivamente viene riempito con del materiale ghiaioso che dovrà fare da filtro alle acque reflue affinché vengano depurate. Il processo di depurazione è del tutto ecologico e non prevede l’utilizzo di sostanze inquinanti.

Esso avviene grazie alla combinazione di una serie di azioni chimiche che si vengono a creare tra la ghiaia, le varietà vegetali impiantate e i microrganismi sviluppatesi all’interno di questo contesto.

Il ruolo principale viene svolto dagli organismi vegetali, il cui compito è quello di depurare le acque reflue raccolte all’interno di questo bacino, assorbendo gli elementi nutritivi contenuti in esse.

Il sistema di fitodepurazione racchiude in sé tecnologia ed ecologia: le sostanze inquinanti presenti nell’acqua vengono estratte senza il ricorso di energia aggiunta e di parti elettromeccaniche. Si aprono degli scenari interessanti per i sistemi ecologici.

Ai giorni nostri l’attenzione verso l’ambiente e verso i principi della sostenibilità è diventato uno dei criteri alla base di una buona progettazione. Sfruttare quindi un sistema naturale che ha come obiettivo quello di trattare le acque reflue senza richiedere l’impiego di componenti meccanici esterni che apporterebbero un elevato consumo energetico, rientra proprio in questi canoni.

Attualmente il sistema di smaltimento delle acque di scarico industriali in Campania e più in generale in Italia non immesse all’interno del sistema fognario, in genere passa prima per una fossa biologica, per poi essere sversato nel sottosuolo o in un corso d’acqua collocato nelle vicinanze del sito in oggetto.

Il sistema concepito in questo modo costituisce una notevole fonte d’inquinamento per l’ambiente anche perché, al giorno d’oggi,  il problema dell’inquinamento ambientale è molto diffuso.
Installare un sistema di fitodepurazione per lo smaltimento delle acque di scarico potrebbe rappresentare quindi un grosso passo avanti per la salvaguardia del nostro pianeta.

La prima cosa da fare per la creazione di un impianto di fitodepurazione, dopo aver deciso l’area del giardino in cui collocarlo, è eseguire uno scavo della profondità di circa 80-100 cm, la cui estensione in superficie potrà essere variabile a seconda del quantitativo di acqua che dovrà essere smaltita.

Questo scavo dovrà poi essere rivestito con uno strato di guaina impermeabile.
All’interno del bacino, generalmente sul fondo, dovranno poi essere installate delle tubazioni e successivamente riempire il bacino stesso con del materiale ghiaioso.
Solo alla fine dovranno essere scelte le specie vegetali da piantare.

Possiamo distinguere tre tipologie principali di impianti: flusso superficiale, orizzontale, verticale.

I sistemi a flusso superficiale consistono in vasche o canali, dove la superficie dell’acqua è sempre esposta all’atmosfera e il suolo è costantemente sommerso.

I sistemi a flusso sommerso orizzontale sono costituiti da vasche contenti materiale come ghiaia, sabbia e pietrisco. Questi materiali costituiscono il supporto ideale per le radici delle piante emergenti. Il flusso dell’acqua rimane costantemente al di sotto della superficie del letto e scorre in senso orizzontale.

Da intendersi come evoluzione di quelli orizzontali, i sistemi a flusso sommerso verticale comprendono una serie di letti o vasche, composti di sabbia o ghiaia, che supportano piante radicate emergenti. Il flusso delle acque da trattare è verticale verso il drenaggio sotterraneo.

In Italia, così come nei paesi mediterranei, la fitodepurazione non è stata inizialmente considerata, mentre a partire dai primi anni ’90 ha iniziato ad essere sperimentata.

Per un riferimento normativo si deve fare riferimento innanzitutto alla norma comunitaria in materia di trattamento delle acque reflue rappresentata dalla Direttiva 91/271/CEE, concernente la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane, nonché il trattamento e lo scarico delle acque reflue originate da taluni settori industriali, al fine di proteggere l’ambiente da possibili danni che da queste possono derivare.

In Italia il recepimento della norma europea è avvenuto attraverso il Decreto Legislativo 152/2006 che, pur confermando la necessità che tutti gli scarichi siano depurati, conformemente agli orientamenti comunitari, detta disposizioni per il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale basate, non solo sull’effetto inquinante del singolo scarico, ma sulla capacità del corpo idrico recettore di sopportare il carico di inquinanti proveniente dall’insieme delle fonti inquinanti. La normativa comunitaria e nazionale di riferimento in materia di scarichi è stata recepita poi dalle Regioni con provvedimenti legislativi che hanno trasferito a livello locale i principi comunitari. Il carico totale delle acque reflue generato all’interno di un agglomerato ne esprime la dimensione in termini tecnici (abitanti equivalenti).

Per il dimensionamento degli impianti viene considerato il numero di abitanti equivalenti che sono posti ad uso dell’impianto stesso.

In ultima analisi, con la fitodepurazione può essere raggiunto un abbattimento del carico organico del refluo in entrata superiore al 90%.