Impianti di recupero acque meteoriche: perché prevederli

Gli impianti di recupero acque meteoriche sono quindi diventati indispensabili  sotto diversi punti di vista.

Per acque meteoriche si intende quella parte delle acque di una precipitazione atmosferica che, non assorbita o evaporata, dilava le superfici scolanti. Con lo sviluppo urbanistico degli ultimi decenni, si è incrementata in modo eccezionale la quantità di aree impermeabili destinate principalmente ad usi produttivi e/o commerciali. Per questo sono state messe a punto delle normative che prevedono l’obbligo di accumulare le acque meteoriche ricadenti sulle superfici impermeabili e di trattarle al fine di evitare il recapito nei corsi d’acqua o nelle pubbliche fognature di sabbia, terriccio, idrocarburi, residui oleosi, particelle di materiali di consumo provenienti dagli autoveicoli circolanti, eccetera.

A tal fine la prima normativa che ha regolamentato l’afflusso e il trattamento di questo tipo di acque è stata quella della Regione Lombardia che con la Legge n.62 del 27 maggio 1985 ha definito cosa si intende per “acqua di prima pioggia” e quali sono i trattamenti indispensabili.

Col Decreto Legislativo n.152 dell’11 maggio 1999 e successivamente col Decreto Legislativo n.152 del 3 aprile 2006 la normativa nazionale ha recepito il concetto di acque di prima pioggia anche riguardanti gli impianti di recupero acque meteoriche e all‘articolo n.113 del D.Lgs n.152/2006 si legge:

“Ai fini della prevenzione di rischi idraulici ed ambientali, le Regioni, previo parere del Ministero dell’Ambiente e della tutela dei territori, disciplinano e attuano:

a) le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento, provenienti da reti fognarie separate;
b) i casi in cui può essere richiesto che le immissioni delle acque meteoriche di dilavamento, effettuate tramite altre condotte separate, siano sottoposte a particolari prescrizioni, ivi compresa l’eventuale autorizzazione”.

Il problema dello smaltimento delle acque meteoriche viene spesso considerato solamente dal punto di vista “idraulico”, e non dal punto di vista “depurativo”. In realtà le acque meteoriche di dilavamento di qualsiasi superficie raccogliendo durante il loro tragitto una certa quantità di materiali solidi e organici depositatisi, danno luogo a concentrazioni di inquinanti significative e in alcuni casi superiori ai limiti allo scarico previsti per le acque reflue dalla normativa vigente.

Le applicazioni della fitodepurazione per il trattamento delle acque di prima pioggia sono ormai numerose.

E’ importante considerare come la pratica del trattamento delle acque di prima pioggia, oltre a proteggere l’ambiente da un pesante inquinamento di tipo diffuso, possa portare notevoli vantaggi in termini di gestione sostenibile della risorsa idrica: le acque meteoriche sono indicate soprattutto per innaffiare il verde e per gli sciacquoni dei servizi igienici, nonché per la lavatrice, per la pulizia della casa o come acqua di raffreddamento. Per la raccolta può essere sufficiente un piccolo serbatoio.