Sostenibilità ed ecologia: il calcestruzzo riciclato

Negli ultimi anni, l’intera comunità ha sviluppato una solida prese di coscienza relativamente ai concetti di sostenibilità e ecologia. È innegabile che le problematiche che coinvolgono il pianeta siano al centro del dibattito globale e l’attenzione sia concentrata su forme di investimento nel campo della ricerca e sviluppo. Anche nel settore edile si è ormai iniziato ad affrontare in modo abbastanza deciso il problema dell’inquinamento, partendo dai materiali primari.
Un primo step è dettato dalla buona norma di considerare l’utilizzo di materiali riciclati o di provenienza sostenibile come ad esempio l’utilizzo del calcestruzzo riciclato.

I materiali normalmente usati come inerti di riciclo sono i seguenti:

  • materiale frantumato da demolizione, di qualità e colore uniforme;
  • materiale frantumato di mattoni, di qualità consistente;
  • ceneri volanti (solo aggregati leggeri);
  • frantumato di vetro post-consumo;
  • ballast riciclato, di qualità costante;
  • sabbia di fonderia.

Di questi materiali però solo pochi sono effettivamente impiegati nelle nuove costruzioni edilizie. È doveroso dover precisare che, come per ogni utilizzo di materiali riciclati, anche il calcestruzzo che segue questa ideologia manifesta criticità che vanno monitorate e tenute in considerazione in fase di progettazione.

L’utilizzo percentuale di inerti riciclati è pari ad un 20% rispetto agli ineriti naturali poiché una percentuale maggiore ne comporterebbe una sensibile riduzione della lavorabilità oltre ad una maggior richiesta di acqua. Una sostituzione di inerti naturali con inerti riciclati in percentuali superiori, porta ad una sensibile riduzione della lavorabilità e quindi ad una maggiore necessità d’acqua, proprio a causa delle dimensioni irregolari dei componenti inerti, del maggior assorbimento dell’inerte frantumato e dalla presenza di particelle di cemento non idratate.

Contemporaneamente, per quanto sia vero che l’utilizzo di un quinto di inerti riciclati rispetto agli inerti naturali abbia effetti limitati nei valori di resistenza a compressione del calcestruzzo, è anche vero che una sostituzione totale porta invece a una riduzione degli stessi valori fino al 20%. 

L’applicazione di calcestruzzo riciclato ai prefabbricati merita un approfondimento. Di base molti elementi prefabbricati in calcestruzzo possono essere smontati, rinnovati se necessario e riusati. In particolare pilastri e travi, solai e impalcati, pannelli di tamponamento, tegole di copertura, componenti di tamponamenti civili, rampe utilizzate per le scale e blocchi tecnici. Ma l’esito positivo dell’utilizzo di queste componenti è dato da due fattori, il primo è come sempre la condizione in cui si trovano questi elementi e poi l’eventuale possibilità agevole di poterli smontare, ponendo anche l’attenzione sui sistemi di fissaggio, di incastro e di ancoraggio degli elementi, e quindi la possibilità di riutilizzo.  Considerando il vasto campo di utilizzo del calcestruzzo in Italia ed all’estero, che comprende non solo l’edilizia industriale ma anche civile, il settore agricolo o la grande distribuzione, sarebbe lungimirante un’applicazione dei concetti di riutilizzo già in fase progettuale dei prefabbricati stessi. Questo porterebbe inevitabilmente ad un’ottimizzazione in chiave green dell’impatto ambientale del prodotto finito, ed ovviamente di tutta la filiera di produzione edilizia.